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Francesca Buzzotta e Piana degli Albanesi nei finalisti del Premio Letterario il Borgo Italiano


Francesca Buzzotta, con il romanzo edito La certezza dell'immortalità, accede all'ultima fase del Premio Letterario il Borgo Italiano e qualifica Piana degli Albanesi tra i borghi finalisti.

Francesca Buzzotta vive e lavora a Palermo. È sposata e ha due figli, Chiara e Gabriele. Insegna Lingua e civiltà inglese presso l’Istituto Magistrale statale “Regina Margherita” di Palermo. La lettura di romanzi è una delle sue grandi passioni, insieme alla ricerca e allo studio di usi e costumi non solo della sua terra. L’autrice ritiene che le origini di un popolo, la sua storia indagati con metodo scientifico rappresentano il punto di partenza della nostro vivere quotidiano e ci offrono l’input per dare alla nostro società un’anima dai molteplici aspetti: culturale, scientifica, politica, economica, sociale, multietnica. La certezza dell’immortalità è il suo primo romanzo, pubblicato il 23 Giugno 2016.

La storia è ambientata a Piana dei Greci oggi Piana degli Albanesi in provincia di Palermo, ha come sfondo, almeno nella prima parte, la masseria La quercia dei Viceré e si sviluppa negli anni a cavallo tra fine dell'Ottocento e i primi del Novecento. Il Romanzo può essere considerato diviso in due parti: la prima narra la storia della famiglia Di Giovanni e il protagonista è Gregorio Di Giovanni che vive e partecipa in prima persona alla spedizione dei Mille per liberare la Sicilia dai Borboni e realizzare l’Unità d’Italia, la seconda racconta una storia vera, romanzata nei particolari. I personaggi principali sono Veronica Palermo, figlia di contadini, ammirata per la sua bellezza e per il carattere spregiudicato e Don Giorgio Di Giovanni, figlio di Gregorio, latifondista, proprietario terriero, vettore di emigranti e figlio primogenito del feudatario della masseria La quercia dei Viceré, di circa vent'anni più vecchio di lei. Francesco Palermo, alla richiesta di matrimonio di Don Giorgio Di Giovanni: [...] «Qui da noi si dice I ricchi chi ricchi e i puviriedri chi puviriedri. Mi spiace! Non posso acconsentire a questo matrimonio» si rifiuta di dargli in sposa la figlia Veronica. La strada per la felicità si rivela irta di ostacoli e i due saranno costretti a separarsi, ma il vero amore può superare il tempo, il denaro, le resistenze della famiglia, la malinconia. La loro storia è la prova che l’amore tenuto costantemente acceso conduce con certezza all’immortalità, perché solo amare ed essere amati ci farà ricordare per sempre. Ciò che accade dopo è, strettamente, legato alla reazione delle famiglie di appartenenza di entrambi e della comunità arbëreshë nei confronti di una coppia, i cui componenti non appartengono allo stesso ceto sociale. Sullo sfondo il paese, Piana dei Greci, i cui abitanti e amministratori, patiscono la pesante pressione da parte dei componenti di una cosca mafiosa che riesce a infiltrarsi in qualsiasi settore della comunità e a occupare, finanche, le poltrone di sindaco dei due comuni limitrofi: Piana dei Greci e Santa Cristina Gela. Nica e Giorgio, loro malgrado, finiranno, per essere risucchiati dagli eventi.

L'Autrice ha dichiarato alla Segreteria del Premio Letterario il Borgo Italiano: «Sin dalla prima pagina del mio romanzo si evince che: Le vicende dei due amanti si snodano attraverso precise coordinate spazio-temporali caratterizzate da ambientazioni tipicamente mediterranee appartenenti, più precisamente, alla realtà storica della Sicilia contadina dell’Unità d’Italia che vede nella piana Archiepiscopatus Montis Regalis e, soprattutto, presso la Quercia dei vicerè il naturale palcoscenico dell’agire dei protagonisti i quali pur muovendosi in una dimensione soggettiva, personale, intima, danno vita a un tappeto musivo sociale e collettivo che inevitabilmente riconduce ora all’esclusiva ricchezza etno-antropologica – fatta d’intimi affetti, riti bizantini, splendidi usi, rari costumi, sacre credenze – di quella che fu Piana dei Greci, attuale Piana degli Albanesi, ora allo squallore, alla meschinità e alla grettezza di una porzione di quella umanità che essendo presa da una visione paralizzante della vita spende l’intera esistenza tra, rancori e invidia, violenza e odio, dolore e morte. (Professoressa Patrizia Allotta)

Queste riflessioni rispecchiano perfettamente le esigenze narrative del mio racconto. Le coordinate spazio-temporali sono definite, specifiche e precise, perché le storie e gli eventi vissuti dai protagonisti sono dettati dal tessuto umano, sociale, politico ed economico del luogo di appartenenza. Nica e Giorgio e suo padre Gregorio, nella prima parte della storia, non avrebbero potuto essere tali se non fossero stati i figli di quella terra che li accolti e in seno alla quale sono cresciuti e, nel caso di Giorgio, morti. Una comunità, quella arbëreshë che, all’indomani dell’invasione della penisola balcanica da parte dei Turchi Ottomani, fu costretta a fuggire e lasciare la propria patria, trovando riparo sicuro sulle vicine coste dell’Italia meridionale, in Sicilia, dove diede vita a Piana degli Albanesi, ma che ha mantenendo intatta, sebbene con il passare dei secoli, la propria identità di popolo slavo, con usi, costumi e lingua a tutt’oggi parlata e tramandata di padre in figlio.

La mia partecipazione al Premio Letterario Il Borgo Italiano in collaborazione con Antonio Tombolini Editore è giustificata dal voler promuovere questo unicum raro e irripetibile per le sue peculiarità culturali, storiche e ambientali e aprire questa comunità ancora di più all’esterno, mostrando la varietà di popoli della nostra meravigliosa Penisola.

Piana degli Albanesi è un comune italiano di 6.224 abitanti della Città Metropolitana di Palermo, in Sicilia.

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