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Ruffano tra le poesie del Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 con Roberto Bray

Ruffano partecipa al Premio Letterario il Borgo Italiano 2023 edizione Borgo di La Martella attraverso la sezione Poesia Inedita grazie a un'opera di Roberto Bray, dal titolo "Sagra Paesana".


Ruffano è un comune italiano di 9455 abitanti della provincia di Lecce in Puglia.


Notizie certe sulla nascita del primo villaggio si possono avere a cominciare dalla caduta dell'Impero romano d'Occidente in poi, quando la Terra d'Otranto dovette subire, dal V all'XI secolo, un lungo periodo di guerre e distruzioni ad opera dei diversi popoli che si avvicendarono nella penisola salentina (Barbari, Saraceni, ecc.) Questo stato di soggezione e disagio durò anche sotto il Principato di Taranto, a cui Ruffano appartenne sino al 1463. In seguito divenne feudo dei Ruffa, dei Colonna, degli Antoglietta, dei Falconi, dei Filomarino, dei Brancaccio e, in ultimo, dei Ferrante che diedero notevole lustro e prestigio alla città. Le ipotesi circa le origini del nome sono due: «…da un centurione di nome Ruffo il quale ebbe in sorte questa terra con l'occupazione romana del Salento» oppure, secondo le ipotesi sostenute dal vescovo Giuseppe Ruotolo, dalla voce italica Rufus o Rubus o, più probabilmente, dal latino Rubis, per il fatto che questo luogo era pieno di rovi o anche di frutti.


La chiesa matrice, dedicata alla Natività della Beata Maria Vergine, fu edificata tra il 1706 e il 1713 sul sito della vecchia chiesa di rito greco. La sua edificazione si deve all'impulso religioso delle confraternite del SS. Rosario e del SS. Sacramento e al contributo corale del popolo. I lavori furono affidati ai mastri martanesi Ignazio e Valerio Margoleo. Nel 1716 fu edificata la sacrestia e nel 1725 la torre dell'orologio sulla porta secondaria. A croce latina, nella navata si aprono le cappelle dei sei altari barocchi finemente scolpiti in pietra leccese. Dal 1765 al 1776 il pittore ruffanese Saverio Lillo arricchisce le pareti della chiesa con le Virtù che inquadrano gli altari laterali; la tela ottagonale del transetto che raffigura la Natività di Maria; le grandi tele del presbiterio che raffigurano il Castigo di Core, Eliodoro scacciato dal tempio e la Regina di Saba; Sant'Antonio e miracolo della mula nel braccio destro del transetto; Gesù che scaccia i mercanti dal tempio nella controfacciata.


Sorto sulla zona più elevata dell'abitato, il castello (ora palazzo Pizzolante-Leuzzi) è composto da un nucleo più antico (tardo quattrocentesco) e da una parte aggiornata in epoca barocca. Frutto della sedimentazione di diversi interventi che nel tempo hanno modificato l'originaria fisionomia castellana, la residenza conserva l'assetto e l'impianto tipologico e distributivo conferitole, nella prima metà del Seicento, dalla famiglia Brancaccio.Gli interventi realizzati tra il 1626 e il 1654 interessarono i volumi interni e soprattutto lo splendido cortile ad arcate sovrapposte, impreziosito da una panoplia militaresca che riveste gli estradossi degli archi e i pilastrini della balaustra con elmi, scudi, corazze, faretre e armi da fuoco, mentre le pareti del loggiato superiore furono decorate da un fregio affrescato con scene di soggetto mitologico (oggi fortemente deteriorate). Allogata in una nicchia a giorno è la statua del capostipite Rinaldo Brancaccio, accompagnata dai presunti ritratti in bassorilievo del figlio Ferdinando e del nipote Carlo. Autore dell'apparato plastico del cortile fu lo scultore leccese Angelo Ricciardo, come rivela la memoria epigrafica riportata in uno scudo ovale sulla trabeazione superiore: “M[ASTRO] ANGELO RICCIARDO / DI LECCE SCOLPIVA / 1654”. Al 1657 circa è databile la cosiddetta “Loggia Brancaccio”, un collegamento a giorno che scavalca vico del Popolo, unendo la residenza feudale con la vicina Matrice. Ulteriori interventi si collocano tra Sei e Settecento, quando il feudo passò dai Brancaccio alla famiglia d'Amore; a questo periodo risale l'edificazione di un lungo corpo terrazzato su piazza S. Francesco, ornato da una teoria di arcate con paraste a bugne. Nel 1753 ai principi d'Amore si avvicendarono i marchesi Ferrante, che apposero il proprio stemma sull'adiacente porta urbica e sul portale d'ingresso al palazzo. La residenza fu infine acquistata nel 1835 da Antonio Leuzzi di Latiano, i cui discendenti ne sono tuttora proprietari.


Ruffano



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